In quanto Psicoterapeuta specializzata nel campo della Sessuologia Clinica, questa settimana vi propongo un tema, motivo di preoccupazioni e ansia per la maggior parte degli uomini.

Di cosa si tratta?

Chiamata tecnicamente anche come Dismorfofobia peniena, definisce quella paura di avere un organo genitale anormale, quindi  più piccolo, più grande o curvo. Oggi mi soffermerò però sulla Sindrome del pene piccolo, che si contraddistingue in due tipi:

  • Sindrome estetica: più legata al confronto con le misure degli altri uomini, che spesso accade ad es. negli spogliatoi;
  • Sindrome funzionale: legata invece alla prestazione, accompagnata spesso da ansia.

Tutti noi ricorderemo divertiti un Carlo Verdone, che prima di uscire per incontrare una donna, era solito infilare un rotolo di carta igienica dentro i pantaloni, per fare in modo che la zona genitale apparisse più ‘’prosperosa’’.

Quando si presenta?

Si tratta di un disturbo che si presenta in particolare durante l’adolescenza, momento in cui diventa ‘’urgente’’ corrispondere agli standard sociali comuni, se non ideali aggiungerei. Oggi più che mai, dove i giovani vengono bersagliati di messaggi espliciti e subliminali riguardanti il sesso, ed entrando in contatto con esso sempre più precocemente, si rischia notevolmente di focalizzare l’attenzione solo ed esclusivamente sulla zona genitale, autoproducendo una serie di pensieri e preoccupazioni che hanno poco a che fare con l’oggettivo.

L’adolescente vive una costante apprensione, mista alla curiosità di scoprire se le dimensioni del propri genitali siano anatomicamente conformi, tale da ingegnarsi diversi modi per svelare l’arcano, come ad es. confrontare le misure con i propri coetanei, osservare gli adulti, oppure rifacendosi al web. Quest’ultima strategia, nello specifico, potrebbe d’altro canto risultare auto-distruttiva nel momento in cui il confronto viene fatto rispetto a dei canoni che si trovano all’interno dell’ambiente pornografico; l’individuo non considera o ancora meglio disconosce il fatto che la maggior parte delle volte vengono selezionati attori che si distinguono perché più dotati o che talvolta vengono rese tali attraverso altre metodiche, tante delle quali illusorie.

Altro rischio che potrebbe presentarsi, si ricollega al fatto che diversi giovani, operano un confronto  in ambienti quali i bagni delle palestre mentre il pene si trova a riposo, le cui dimensioni niente hanno a che fare con quelle relative al pene in erezione. Inoltre, c’è da sottolineare il fatto che lo stesso pene a riposo, può cambiare misure a seconda delle diverse situazioni, tra le quali temperatura esterna e stato di salute del soggetto.

Quali sono le cause?

Le ragioni che stanno alla base della dismorfofobia peniena possono risultare diverse:

  • miti e tabù familiari;
  • confronto attraverso video con soggetti altri,  come gli attori porno;
  • informazioni errate apprese da discorsi con i coetanei contrassegnati da commenti ironici o sprezzanti;
  • esperienza negativa con l’approccio alla sessualità con la masturbazione o nell’incontro con l’altro (disfunzione erettile, eiaculazione precoce, etc).

Considerazioni utili.

Diversi studi scientifici hanno individuato delle dimensioni standard, rappresentative della media della popolazione, che affermano che per parlare di micro-pene bisognerebbe stare al di sotto dei 7 cm in  erezione, valutata in base all’impossibilità -in questi casi- di inserimento nello spazio vaginale, il quale a riposo misurerebbe circa 7,5 cm.

Quando preoccuparsi.

Va da sé che, un pene che misuri in erezione sui 12-14 cm non potrebbe esser considerato come piccolo, e in caso contrario, sarebbe in tal caso importante valutare l’immagine che si ha del proprio corpo e in particolare dei genitali, unitamente a idee, pensieri, vissuto e emozioni rispetto all’atto sessuale e all’intimità. La dismorfofobia peniena infatti, riguarda il disagio vissuto da alcuni uomini, dettato dalla convinzione persistente e invalidante di possedere un organo genitale inadeguato, nonostante i parametri oggettivi e a prescindere dall’età e dalle esperienze di vita.

Il soggetto, vivendo uno stato di continua ansia e sentendosi ‘’mancante’’, potrebbe andare incontro ad una serie di esperienze disastrose con l’altro sesso, attraverso le quali si convincerà ulteriormente del fatto di non essere ‘’normale’’, e si chiuderà ancora di più in sé stesso. Spesso questo percorso ha come risultato la scelta di affidarsi alla chirurgia per l’allungamento del pene e in merito a questo, le ricerche rivelano come il numero di richieste stia aumentando notevolmente e come per la maggior parte dei soggetti non sia assolutamente correlata con  una reale condizione di micropenia.

Ci sono “speranze”?

La prima vuole essere un’ informazione di tipo anatomico relativa all’organo genitale della donna che nasce per essere una cavità elastica, capace di accogliere le varie dimensioni dell’organo genitale maschile, aderendo perfettamente ad esso. La seconda informa rispetto al fatto che non è la lunghezza del pene ad essere prioritaria, in quanto le zone maggiormente innervate e quindi più sensibili, risultano essere quelle esterne (clitoride, piccole e grandi labbra) e i primi 3-5 cm rispetto all’entrata.

E ora veniamo alle ‘’risorse’’ esterne, dove una consultazione psico-sessuologica con un/una professionista potrebbe aiutare il soggetto a svincolarsi da eventuali pregiudizi e stereotipi, riacquistando quella sicurezza e propria autostima, attraverso le quali rivedere il proprio corpo ma soprattutto un percorso tale diventa fondamentale per riscoprire l’incontro con l’altro sesso non come un incontro di genitali, bensì un incastro intimo di persone con la voglia di giocare tra loro, libere da ogni regola se non quella condivisa tra di loro.

Nel mio prossimo articolo proseguirò la questione affrontando il tema della chirurgia plastica correttiva.

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Vera Cabras

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