Oggi vorrei soffermarmi sugli effetti nefasti che potrebbero celarsi dietro questa semplice e sfortunatamente, ricorrente frase. Quante volte ci capita di dirla o anche solo di pensarla?? Pare un po’ come quella frase ‘’prezzemolina’’ che sta bene in tutti i contesti e ad ogni occasione: al lavoro, in casa, tra le lenzuola, durante un esame, quando ci si relaziona con altri… peccato che quel prezzemolo sia proprio dentro la nostra testa e non all’esterno. Proviamo per un attimo a trasformare la frase …che diventerà: ‘’E’ colpa mia!!!’’o ancora meglio ‘’E’ ANCHE COLPA MIA!!!!’’
Cosa capita? Cosa provate mentre la leggete? A cosa pensate? Quale reazione immediata stimola in voi?
Tutt’ad un tratto ci troveremo ad avere a che fare con il peso della responsabilità rispetto a qualcosa/qualcuno, perché in qualche modo dovremo considerarci creatori, artefici, anziché partecipanti passivi.
La Psicologia Sociale studia il modo in cui le persone vengono influenzate dalla loro interpretazione o lettura dell’ambiente sociale. Heider in particolare, aveva parlato delle teorie sull’Attribuzione Causale, ponendo il focus sul come le persone spiegano il proprio comportamento e quello altrui, sulla base appunto dell’attribuzione delle cause.
Queste ultime, si suddividono poi in cause interne (aventi a che fare con la persona stessa) quali ad es. intenzione, risorse personali, capacità, etc ed esterne (attribuibili alla situazione esterna), come sfortuna, difficoltà di un compito etc.
L’attribuzione causale porta con sé come conseguenza la percezione di responsabilità, molto maggiore nel caso in cui le cause siano interne.
Nel momento stesso in cui ognuno di noi si rende consapevole delle proprie responsabilità, potrebbe o dovrebbe attivarsi rispetto ad una determinata situazione, con l’obiettivo di agire un cambiamento.
Riporto degli esempi:
- Un marito con disturbo di erezione sarà sollevato nel pensare che la colpa è della moglie che non è abbastanza attraente. Attribuire la causa all’esterno lo solleverà dall’impiccio di dover parlare seriamente con la moglie e affrontare discorsi imbarazzanti e magari decisioni che potrebbero coinvolgere persone esterne alla coppia (medico, sessuologo).
- Un adolescente che fa uso di alcool e droghe si sentirà più leggero nel pensare che è stata la compagnia a portarlo sulla ‘’cattiva strada’’ o i genitori che non badano troppo a lui.
- Un genitore che ha un figlio che fa uso di droghe sentirà meno il peso della responsabilità pensando che è tutta colpa dell’amico trasgressivo che l’ha costretto.
- Una moglie/marito che tradisce si sentirà meno in colpa sapendo che è colpa dell’altro che non corteggia o non ci fa sentire abbastanza bene…..ETC ETC ETC…
Cos’hanno in comune tutti questi esempi?
Tutti/tutte trascurano ciò che fanno loro stessi in prima persona, e cioè :
-NON DIRE/NASCONDERE;
-NON COMUNICARE;
-NON CONFRONTARSI;
-NON ESPORSI;
-NON VOLER VEDERE LA REALTA’;
-NON DECIDERE;
-NON CAMBIARE LA PROPRIA SITUAZIONE.
Ci si illude che questo è/sono/ho e questo resta/deve restare, e per questo ‘’è colpa dell’altro!’’ o ‘’è colpa della situazione!’’.
Allo stesso modo, il mio articolo non intende assolutamente passare il messaggio che la colpa debba rimbalzare totalmente dall’altra parte, e quindi nei protagonisti dei miei esempi di cui sopra, ma vuole sottolineare come nel caso delle relazioni ognuno stia giocando la sua partita da protagonista e mai da osservatore passivo dietro le quinte.
Le coppie litigano e mentre lo fanno, ognuno è concentrato a stare sul podio ‘’io sono a posto’’ e allo stesso tempo ad incolpare l’altro SENZA ASCOLTARE REALMENTE CiO’ CHE DICE. Quando dico realmente, intendo dire un ascolto dove c’è il coinvolgimento di cuore, orecchie e occhi.
A partire dall’ascolto, è importante capire che percentuale di ME è coinvolta in quella determinata situazione, come persona che sta agendo tutti o uno di quei NON elencati, per diventare consapevole e scegliere se e quando agire, rendendosi autore dei risultati che ottiene.
Sarebbe importante che noi tutti ci pensassimo come artefici in qualche misura del nostro destino (inteso come ciò che sta accadendo), perché ciò vorrebbe dire avere la POSSIBILITA’ di poter operare un intenzionale cambiamento nella nostra vita, anziché cadere nella trappola della deresponsabilizzazione, dove ciò che ci rimane è accontentarsi, l’accettare passivamente.
Lascio a voi le Vostre riflessioni.
Per eventuali informazioni o approfondimenti, resto a disposizione ai seguenti recapiti:
Dott.ssa Vera Cabras
Psicoterapeuta-Sessuologa Clinica
Esperta in Nuove Dipendenze
Studio: Via dell’Indipendenza, 61 Bologna
Tel: 3240848398
Mail: cabrasvera28@gmail.com