Fonte: Oreegano Magazine
Non avete molto tempo a disposizione durante la pausa pranzo e spesso mangiate per strada, tra un appuntamento e l’altro? La sera, con gli amici, alla classica pizza preferite i più informali panzerotti, piadine, farinate e focacce?
Bene, siete dei “metro eater“.
Qualcuno adesso starà dicendo “oh piano con le parole, metro eater sarai tu…” ma tranquilli non è un’ offesa, è solo il modo di chiamare chi al classico ristorante preferisce lo “street food”.
La focaccia della nonna barese, la piadina della azdora romagnola, sono solo alcune delle nuove tendenze gastronomiche per chi cerca cibo sano e di qualità. Se pensate però, che lo “street food” non sia roba per grandi Chef, vi sbagliate.
Sempre più spesso infatti, “cibo di strada” fa rima con sperimentazioni in chiave moderna, di antiche ricette. Non è raro infatti, trovare nomi stellati della cucina internazionale, alle prese con gli ingredienti della tradizione su api, calessini, carrettini, tutti rigorosamente itineranti per portare a spasso il gusto.
Se da una parte, per i grandi Chef cimentarsi con lo street food, è diventata una tappa importante per affermarsi nel mondo della ristorazione; dall’altra per i metro eater, mostrare agli altri il proprio legame con la tradizione e l’attenzione alla sana alimentazione, è ormai più di uno status symbol: è una vera e propria dichiarazione di ritorno alle origini fatta in grande stile.
Ai “metro eater” piace tanto anche postare, condividere, twittare le foto del proprio food street preferito, proprio come Nick Mollberg, antesignano dello “street food selfie”.
Il texano Nick cinque anni fa, sul suo profilo Facebook, ha aperto un album intitolato “Food Eats” dove ha raccolto una lunga carrellata di cibi di strada, fotografati avendo come sfondo il particolare di una città.
Vi lascio il link dell’album; provate a capire, quante volte Nick è stato in Italia ma mi raccomando, fatelo a stomaco pieno, altrimenti sarete messi a dura prova.