Le cause della cattiva digestione e delle fermentazioni sono sicuramente da ricercare nello stile di vita della persona.
Al di là della qualità dell’alimento, bisogna considerare anche lo stress derivante dalla vita frenetica di oggi il quale influisce molto sulla digestione.
E allora come comportarsi? Che cosa evitare?
Quella che noi spesso riferiamo come una problematica prettamente di stomaco, in realtà potrebbe riguardare altri problemi o di fegato e vie biliari o di pancreas. Laddove ci sia un’iper produzione di acidità, spesso anche contrastata da farmaci che a lungo andare peggiorano la nostra qualità digestiva, bisogna pensare alle vie biliari le quali spesso producono in maniera esagerata la bile che poi viene riversata nel duodeno. Tutte le patologie che invece sono fermentative, ovvero dove vi è un iper produzione di aria e gonfiore, sono in realtà da imputare al pancreas, in particolare a un dis-metabolismo pancreatico ovvero a una mancanza di enzimi.
La prima cosa da fare è agire sull’alimentazione: oltre a evitare ciò che fa male allo stomaco (come cioccolato, caffeina, alimenti troppo acidi, alcol), occorre lavorare su quei cibi che indeboliscono fegato e pancreas. Per quanto riguarda il fegato, occorre soffermarsi sui grassi di origine animale: la cosa migliore è abolire i latticini, e sarebbe meglio anche la carne; per quanto riguarda invece il pancreas, bisogna star attenti ai carboidrati con indice glicemico troppo alto. Inserire nella nostra alimentazione cibi integrali al posto di quelli raffinati è un altro passaggio molto importante.
Bisogna inoltre porre particolare attenzione allo stress. Lo stomaco è semplicemente un contenitore, pertanto è bene lavorare a livello emotivo su fegato e pancreas; ciò che arriva dalle vie biliari è la rabbia, una rabbia di cui oggigiorno tutti soffriamo: quella rabbia derivante dal vivere le ingiustizie. L’emotività legata al pancreas è la scelta: difficoltà ad affrontare determinate scelte di vita. Dunque, oltre a inibire i vari sintomi, occorre anche riflettere sui nostri stati d’animo.
Un occhio di riguardo va al discorso “intolleranze alimentari”, un argomento molto serio che spesso viene sottovalutato. In realtà le intolleranze alimentari provocano una sorte di intossicazione cronica che col tempo sfocia in una serie di sintomatologie le quali possono portare a disturbi di tipo metabolico. Quali sono i campanelli di allarme? Possono essere svariati; l’esordio può essere correlato a un’asma, a una cefalea, a una stanchezza cronica, a un problema dermatologico e/o a un problema gastroenterologico. (Leggi anche: “Le allergie alimentari sono in aumento! Si possono prevenire?“)
Come comportarsi quando ci si accorge di avere un disturbo legato a un’intolleranza alimentare?
Prima di tutto effettuare un’indagine, in modo da risolvere il sintomo ma anche il problema organico laddove esista. Un aspetto assai importante è la prevenzione: le malattie metaboliche familiari hanno di per sè, non una genesi genetica, ma un’abitudine errata alimentare. Noi mangiamo ciò che ci hanno messo nel piatto fin da bambini, pertanto se riusciamo a cambiare la nostra alimentazione, forse per primi risulteremo coloro che sono riusciti a spezzare “la catena”.
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Fonte: dott. Calcaterra