Sentiamo spesso parlare di colesterolo, ma c’è una tipologia di grasso presente nel sangue e nei tessuti di cui si parla molto meno: i trigliceridi.
Ma che effetto hanno i trigliceridi sulla salute dell’organismo?
Adriana Branchi, responsabile del Centro per lo studio e la prevenzione dell’aterosclerosi, Fondazione Policlinico di Milano, spiega «Anche se non esistono prove chiare che la riduzione dei trigliceridi si associ a una diminuzione del rischio cardiovascolare le linee guida dell’Endocrine Society raccomandano di fare attenzione ai trigliceridi per prevenire l’aterosclerosi. Questa posizione, analoga a quella della Società europea dell’aterosclerosi, è un passo avanti su un tema molto dibattuto dagli esperti».
E se i livelli sono troppo alti, cosa possiamo fare per abbassarli?
«Dipende – prosegue la dottoressa Branchi – dall’entità del l’ipertrigliceridemia ma prima ancora dalle sue cause. Obesità, diabete, sindrome metabolica sono spesso associate a livelli alti di trigliceridi, che si possono riscontrare anche in gravidanza, o come conseguenza dell’uso di certi farmaci, dell’abuso di alcolici, di malattie renali, di ipotiroidismo, di alterazioni genetiche. Queste ultime si accompagnano in alcuni casi a livelli estremamente elevati di trigliceridi e il trattamento deve essere tempestivo, perché pongono il paziente a rischio di pancreatite».
Sempre secondo Adriana Branchi: «Confortante è che l’ipertrigliceridemia, se modesta, può essere combattuta adeguando lo stile di vita. Solo in un secondo tempo, o nelle situazioni di particolare gravità, si deve ricorrere ai farmaci».
Piccoli accorgimenti per adeguare lo stile di vita sono per esenpio: ridurre il proprio peso corporeo se in eccesso, limitare al massimo gli zuccheri semplici e gli alimenti con un alto indice glicemico.
E per quanto riguarda i grassi?
«Sembrerà strano – spiega la dottoressa Branchi – ma le diete molto povere di grassi non sono efficaci nel ridurre i trigliceridi quanto le diete un po’ meno povere di grassi, che siano però grassi ” buoni”, come quelli dell’olio d’oliva, della frutta secca a guscio e, prima ancora, come gli omega 3 dei pesci».