Fino ad oggi si pensava che chi soffre di reflusso gastro-esofageo (una risalita dei succhi gastrici nell’esofago così frequente da creare una vera e propria patologia) dovesse controllare scrupolosamente la propria alientazione.
Invece dalle linee guida dell’American College of Gastroenterology, emerge che nonesiste un regime alimentare specifico per ridurre acidità e bruciore in tutte le persone. Massimo Zuin, direttore dell’Unità di gastroenterologia e epatologia dell’Ospedale San Paolo di Milano spiega: «In effetti queste linee guida hanno ridimensionato il ruolo della dieta e, più in generale, anche dello stile di vita. Non sembra, infatti, giustificata l’esclusione, a priori, di certi alimenti o bevande da parte di tutti i pazienti. Persino l’abolizione del fumo e dell’alcol non sembra migliorare i sintomi della malattia. In caso di sovrappeso o obesità è invece sempre valida la raccomandazione di dimagrire. Il troppo grasso addominale provoca un aumento della pressione all’interno dell’addome, e la conseguente compressione della parete dello stomaco favorisce il reflusso di acido nell’esofago».
Quali regole alimentari restano valide?
Partiamo dal presupposto che ogni persona è differente da un’altra e pertanto anche la dieta da prescrivere dovrà essere personalizzata. Una regola che comunue resta valida per tutti è che la “dieta verde” aiuta a prevenire le complicazioni della malattia da reflusso, come ad esempio l’esofagite (infiammazione esofagea dovuta all’azione “irritativa” dell’acido gastrico) o l’esofago di Barrett, fattore di rischio per il tumore dell’esofago.
Mangiare molta verdura è molto importante per i soggetti che soffrono di reflusso esofageo; esistono infatti due studi che lo confermano. Nel primo studio, pubblicato da Digestive Diseases and Sciences, alcuni ricercatori dell’Università di Seul, hanno messo a confronto 148 monaci buddisti, tutti vegetariani, con altrettanti soggetti non vegetariani. Hanno osservato che nei monaci vegetariani, l’esofagite da reflusso era assai meno frequente, nonostante la percentuale di massa grassa fosse superiore a quella dei non vegetariani.
Nel secondo studio, condotto in Texas e pubblicato su Cancer Causes Control, i ricercatori, dopo aver analizzato le abitudini alimentari di 155 ammalati di esofago di Barrett e 777 soggetti che non soffrivano di questa patologia, hanno visto che una dieta ricca di verdure verdi (broccoli, spinaci, lattuga, rucola) e di legumi era associata a un ridotto rischio di esofago di Barrett.
Massimo Rugge, coautore dello studio afferma: «Tra i consumatori abituali di verdure e legumi il rischio di ammalarsi di esofago di Barrett è circa dimezzato». I componenti cui va il merito di questo effetto sono: fibra, folati e, soprattutto, antiossidanti, che proteggono il Dna delle cellule esofagee.