Inizio il mio nuovo articolo riportandovi un trafiletto risalente a qualche anno fa, che ci metteva in guardia rispetto alla diffusione drastica di quello che è stato chiamato da Giuseppe Berto Il male oscuro.
‘’Depressione: aumenta in Italia l’utilizzo di farmaci (2011)
ROMA – Mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ci fa sapere che tra qualche anno la depressione sarà la seconda causa di malattia in tutto il mondo, Italia compresa, i dati registrati dal rapporto Osservasalute presentato poche settimane, sembrano confermare questa inquietante “profezia”. Nelle tasche degli italiani, infatti, si trovano sempre più frequentemente psicofarmaci. Il trend nazionale registra un forte aumento del consumo di farmaci antidepressivi, che è salito del 310% (cioè più che triplicato) dal 2000 al 2008. L’aumento dell’utilizzo degli antidepressivi interessa, indistintamente, tutte le regioni, ma quelle del Centro-Nord (in particolare, PA di Bolzano, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria) risultano avere maggiori consumi rispetto a quelle del Sud (Puglia, Basilicata, Molise). Spesso la disinformazione e i pregiudizi impediscono a migliaia di persone ogni anno di ricevere cure efficaci, che oggi esistono. E’ necessario quindi sensibilizzare sempre di più la popolazione per capire questa oscura malattia che tra qualche anno potrebbe essere uno dei problemi più diffusi, insieme all’ansia, con i quali dovremo convivere’’
Proprio questi giorni, inoltre, molti di voi avranno letto la recentissima notizia che parla di ‘’Disagio psicologico e l’aumento della spesa in farmacia’’ (FONTE: http://www.psicologialavoro.it/disagio-psicologico-e-laumento-della-spesa-in-farmacia/2015/02/) che mette in evidenza uno studio, condotto da Giorgio Vittadini dell’Università di Milano Bicocca, che sottolinea la relazione causa-effetto tra precarietà e aumento di prescrizioni di psicofarmaci.
Lo stesso articolo, parla di un altro studio condotto dal Prof Defrin R.-Università di Tel Aviv, che intendeva studiare sistematicamente l’effetto dello stressacuto sulla percezione del dolore. E’ stato visto come alti livelli di stress psicologico limitano le capacità degli individui di sopportare il dolore, rispetto a bassi livelli di stress. Forse, questo potrebbe spiegare anche l’alto tasso suicidario degli ultimi anni, che hanno visto come protagonisti in particolare imprenditori con situazioni lavorative a rischio e disoccupati (VEDI http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-02-15/effetto-crisi-impennata-suicidi-2013-meta-erano-imprenditori-151241.shtml?uuid=ABCjHow).
Per questo, sono qui a ricordare alcuni sintomi che potrebbero o meglio dovrebbero accendere un semaforo rosso dentro di voi, se perdurano da più di due settimane:
- ansia e tristezza immotivata;
- calo d’umore che comprende tutta la giornata;
- mancanza di interesse e piacere per attività che prima appassionavano (ad es. sport, hobby, sesso);
- irritabilità, stanchezza costante e insonnia prolungata;
- pensieri negativi e sensazione di impotenza;
- dolori e disturbi fisici che si ripresentano anche se curati.
A poco a poco, questi elementi nella propria vita portano all’isolamento, dovuto anche alla sensazione di essere incompresi e “diversi” dagli altri.
Per maggiori informazioni, lascio il link riguardante un mio precedente articolo sulla Depressione, contenente un video: (http://www.intothefitness.com/depressione-sai-veramente-di-cosa-si-tratta/ ).
La causa non è mai unica, certa e palese; ci sono persone che arrivano a sentirsi così in seguito ad un lutto o ad un evento drammatico (perdita lavoro, separazione, disabilità, etc), così come accade dopo un lungo periodo di stress in cui ci ritroviamo a perderci di vista, o ancora senza apparente motivo.
Pertanto, non esitate e pensate di sostenervi facendovi aiutare, senza cadere nelle trappole mentali del “CE LA FACCIO DA SOLA/O” o “CHIEDERE AIUTO SIGNIFICA ESSERE DEBOLI”. Gli psicofarmaci aiutano senz’altro, ma non curano il malessere percepito e diverse volte “rendono dipendente” la persona, nella misura in cui la stessa pensa di poter stare meglio solo con l’assunzione del farmaco.
La BUONA NOTIZIA invece è che esiste una soluzione che non è quella della terapia chimica, seppur d’aiuto in diversi casi, ma con la presa di coscienza della radice alla base di tale condizione sofferente, per poter poi operare un cambiamento a livello di significati, valori e costruzioni mentali relative alla propria vita.
Quindi, se riconoscete voi stessi o qualcun’ altro tra i sintomi descritti, contattatemi anche solo per avere informazioni tramite mail; inoltre mi rendo disponibile per parlarne insieme durante un primo colloquio conoscitivo in cui avrete la possibilità di raccogliere dei contatti utili legati anche al Servizio Pubblico, oltre che privato.
Dott.ssa Vera Cabras
Psicoterapeuta-Esperta in Sessuologia e Nuove Dipendenze
Via dell’Indipendenza, 61 Bologna
Tel: 3240848398
E-mail: cabrasvera28@gmail.com