Quando si parla di problemi funzionali del fegato si pensa che siano sempre causati da un eccesso di alcol, ma c’è anche chi, pur non esagerando con i superalcolici, si trova lo stesso ad affrontare disagi come la steatosi epatica non alcolica (detta anche fegato grasso, che altro non è se non un accumulo intracellulare di trigliceridi).
Per combattere questa patologia occorre seguire una dieta attenta come spiega Massimo Zuin, responsabile dell’Unità di medicina, epatologia e gastroenterologia dell’ospedale San Paolo di Milano: «Seguire una dieta corretta è molto importante perché, anche se la steatosi epatica non alcolica solitamente ha un andamento benigno, nel 10-15% dei casi può “complicarsi” con un’epatite e evolvere verso la cirrosi epatica. Inoltre il fegato grasso, causato da una maggiore resistenza all’insulina, si associa spesso a sovrappeso, diabete e dislipidemia, nella cosiddetta “sindrome metabolica”, caratterizzata da un aumentato rischio cardiovascolare».
Quale dieta possiamo seguire? «Da questa revisione emerge innanzitutto che l’approccio deve essere personalizzato, anche perché perfino gli accorgimenti fondamentali, se mal calibrati, possono rivelarsi controproducenti. Pensiamo alla riduzione delle calorie: la perdita di peso (e il mantenimento del risultato) è il primo obiettivo da raggiungere con la dieta, perché dimagrendo migliora la sensibilità all’insulina, si riducono steatosi, ipertensione, alterazioni dei lipidi, però il calo di peso deve essere graduale (massimo mezzo chilo – un chilo a settimana) perché se si esagera la steatosi può paradossalmente aumentare e, naturalmente, si riduce la massa muscolare» dice Zuin. «Lo stesso ragionamento — prosegue— vale per i grassi. Se si riducono troppo, è necessario aumentare i carboidrati per raggiungere un apporto energetico ragionevole, ma una dieta ricca di carboidrati, soprattutto se in forma di zuccheri e di farine raffinate, favorisce lo sviluppo della resistenza all’insulina e quindi la steatosi. Insomma, anche se il problema è il fegato grasso, una dieta troppo magra potrebbe essere controindicata».
I grassi infatti rappresentano circa il 30% delle calorie giornaliere necessarie al funzionamento dell’organismo; sono da prediligere quelli monoinsaturi in quanto migliorano la sensibilità all’insulina e proteggono il sistema cardiovascolare.
Ricordiamo anche l’importanza di assumere Omega3 (che fanno parte dei grassi buoni) che possono ridurre il rischio di fegato grasso e migliorare i livelli di lipidi nel sangue.
I grassi saturi presenti in particolare in carni, formaggi e salumi grassi, nei condimenti di origine animale, oltre che nell’olio di cocco e di palma, andrebbero limitati il più possibile a favore di quelli insaturi.
In una dieta preventiva per la steatosi epatica non alcolica dovranno essere presenti cereali integralie saranno da preferire alimenti a basso indice glicemico come orzo, pasta, legumi al posto di riso, patate e pane bianco; le proteine dovranno provenire da carni magre e pesce, mentre si dovranno limitare il più possibile gli zuccheri semplici e le bibite zuccherate, oltre agli acidi grassi saturi.
Caffeina e zenzero potrebbero avere un ruolo protettivo per il fegato (ancora da dimostrare).
A sostegno di quello che dico sempre Zuin conclude che «Alla dieta deve però essere associata un’attività fisica strutturata (almeno 2 o 3 volte la settimana). E per quanto riguarda l’alcol, durante il dimagrimento deve essere abolito e, quando si sia raggiunto il peso desiderato, va limitato ad un massimo di 2 o 3 bicchieri di vino al giorno».
Di fegato ne abbiamo solo uno, ricordiamocelo!!