Considerando il fatto che tanti di voi saranno ora distesi sulla spiaggia, a godersi la natura o il fronte-mare, ho deciso di scrivere un articolo leggero e ‘’fiabesco’’, che lascia comunque spazio a interessanti riflessioni personali e relazionali.
La prima storia che riporto è quella dei Porcospini di Schopenauer:
“In una fredda giornata d’inverno un gruppo di porcospini si rifugia in una grotta e per proteggersi dal freddo si stringono vicini. Ben presto però sentono le spine reciproche e il dolore li costringe ad allontanarsi l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di riscaldarsi li porta di nuovo ad avvicinarsi si pungono di nuovo. Ripetono più volte questi tentativi, sballottati avanti e indietro tra due mali, finché non trovano quella moderata distanza reciproca che rappresenta la migliore posizione, quella giusta distanza che consente loro di scaldarsi e nello stesso tempo di non farsi male reciprocamente”.
Inoltre, vi propongo la storia dell’Aquila e il Gabbiano:
C’era una volta un’aquila che viveva in una grande isola e amava volare sulle alte cime dei monti. Amava volare con le proprie ali, seguendo e facendo sua la forza del vento.
Un giorno l’aquila vede un bellissimo gabbiano che si era allontanato dal porto e si era spinto quasi a raggiungere le alte vette. I due si innamorano e da allora amano trascorrere tanto tempo volando insieme. Il gabbiano mostra all’aquila la bellezza dei porti con le sue navi e i suoi anfratti, e l’aquila gli fa provare l’ebbrezza del volare in alto sino a raggiungere le più alte cime dei monti dell’isola. All’inizio tutto è bellissimo e ognuno scopre il fascino del mondo dell’altro.
Dopo un po’ di tempo però, l’aquila si accorge che il gabbiano tende a voler trascorrere sempre più tempo vicino al suo porto e al suo mare e meno ad avventurarsi per le alte montagne.
Ogni volta che l’aquila gli fa la proposta di andare a volare nell’alto dei cieli il gabbiano trova una scusa. L’aquila per qualche tempo rinuncia ai suoi voli, ma dopo un po’ sente che le sue ali hanno voglia di sgranchirsi e va a fare un giro da sola. Ma quando torna il gabbiano fa il broncio, è offeso. E dice all’aquila che il fatto che voglia volare così in alto vuol dire che non gli vuole più bene. L’aquila cerca di fargli capire che non è così, che l’ama profondamente.
La nature le ha dato grandi ali per volare in alto e lei non fa altro che seguire la sua natura, così come il gabbiano segue la sua. Il gabbiano non si fa convincere dal discorso dell’aquila e pensa che se il problema sta nelle grandi ali dell’aquila, la soluzione sta nel tarpargliele.
E così di notte, mentre l’aquila dorme tranquillamente al suo fianco il gabbiano prende le forbici
E, notte dopo notte, spunta un po’ le ali all’aquila, senza che questa se ne accorga.
Un giorno, mentre sta cercando di volare verso la sua montagna preferita, l’aquila sente di non farcela, si sene stanca, sente il suo corpo pesante e nonostante i suoi sforzi, non ce la fa a salire in cima. Sta per desistere quando incontra una maestosa vecchia aquila che vola lentamente con le sue ali spiegate. La vecchia aquila vede quest’aquila che fa fatica a volare e nota subito le ali tarpate a forma di gabbiano: capisce che qualcuno deve averle giocato un brutto scherzo.
La vecchia aquila le si avvicina e le chiede se vuole fare un giro sulle sue ali, visto che sembra un pò stanca. L’aquila ringrazia e accetta. Allora l’aquila saggia la prende su di sé e volando la porta in cima al monte. Quando arriva in cima l’aquila si sente rinascere. Ma dopo un po’ diventa triste al pensiero che il suo amato gabbiano le farà il broncio quando tornerà.
L’aquila saggia vede il cambiamento di umore e le chiede cosa sta pensando. L’aquila si confida e le racconta che il suo amato gabbiano preferisce stare vicino al porto dove sono ancorate tante navi e non vuole volare in alto, sfidare la forza del vento e misurare la potenza delle sue ali.
Dopo aver ascoltato, la vecchia aquila saggia le dice che anche i gabbiani possono volare in alto alla condizione però che lo vogliano veramente e che non si facciano prendere dal caldo torpore marino e che non si facciano sedurre da tutte quelle navi ancorate ai porti. E comincia a raccontare le avventure di un gabbiano Jonathan Livingstone che amava sfidare la sua natura e che era riuscito a raggiungere cime e vette altissime.
L’aquila sta alcuni giorni in compagnia della vecchia aquila saggia ascoltando i racconti sul gabbiano Jonathan Livingstone, così capisce che anche il suo gabbiano può volare in alto: deve però essere lui a volerlo.
E stando lì le sue ali ricrescono e si rinforzano. Un giorno si accorge di essere nuovamente in forza e si sente pronta per ritornare dal suo gabbiano. Ringrazia, saluta la vecchia aquila saggia e va. Appena arriva dal gabbiano lo abbraccia felice e gli racconta del suo incontro con la vecchia aquila e le storie sul gabbiano Jonathan Livingstone che ha sentito. Ma il gabbiano non ha voglia di ascoltarla. E’ offeso e convinto che l’aquila non l’ami più.
Allora l’aquila con calma gli dice di ascoltarla molto bene, perché ha una cosa importante da dirgli.
E così gli dice: “Ogni creatura umana ha delle differenze e ognuno può amare, apprezzare e rispettare le differenze di ciascuno. La mia natura mi ha dotato di grandi ali scure con le quali volare nell’alto dei cieli. La tua natura ti ha dotato di bellissime ali bianche con le quali sorvolare mari e monti. “ Entrambi abbiamo le ali, entrambi possiamo volare in alto, da soli o in compagnia.
A me piace volare con te ma non posso più trascorrere tutto il mio tempo a stare nel porto ad apprezzare le navi ancorate. Ho bisogno di volare in alto come mi spingono le mie ali. Mi piacerebbe volare con te, averti al mio fianco, però posso anche capire e rispettare che tu preferisca crogiolarti al caldo del sole. Ognuno ha una sua natura da riconoscere, rispettare e onorare.
E ognuno ha anche la libertà e la volontà di impegnarsi in una sfida per superare la presunta limitatezza imposta dall’ampiezza delle proprie ali”.
Questo discorso così chiaro colpisce il gabbiano e lo commuove.
Sente che l’aquila ha ragione e allora le dice: “ Raccontami ancora le avventure del gabbiano Jonathan Livingstone in modo che io possa imparare a volare più in alto.”
Ho pensato di accoppiare le due storie, perché credo che entrambe spieghino le diverse fasi che contraddistinguono una relazione di coppia, ovvero:
– Simbiosi: è la fase del ‘’due cuori e una capanna’’, anche detta dell’innamoramento. E’ il momento in cui i due protagonisti si fondono, tanto da perdere i contorni personali. L’altro viene idealizzato ed emergono in particolare le somiglianze, a discapito delle differenze. I bisogni sembrano coincidere o si delega all’altro la soddisfazione degli stessi. Dove la ritroviamo nelle due storie?
Nel I caso, è rintracciabile nel momento in cui i due porcospini sentono freddo e decidono di avvicinarsi fino a stare attaccati l’uno con l’altro e fino a sentire le spine.
Nel II caso, la troviamo nel pezzo in cui aquila e gabbiano si innamorano e trascorrono tutto il tempo insieme, scoprendo il fascino dell’altro.
– Differenziazione: è la fase della ‘’presa di coscienza’’, equivalente all’istante in cui ognuno si rende conto dell’altro ‘’reale’’, con pregi e difetti. Di conseguenza, ciò potrebbe portare ad una forte delusione, per via del fatto che l’altro non è ciò che ci si aspettava e solitamente accade perché ognuno, nel tempo, porta fuori la propria individualità.
E’ una fase delicata, in quanto talvolta succede che uno dei due continui a richiedere un rapporto simbiotico, e metta in atto comportamenti con l’obiettivo di ristabilire l’equilibrio precedente. Le ipotesi possono essere diverse:
- paura dell’abbandono;
- riproposizione di relazioni simbiotiche appartenenti al passato;
- credenza per cui ‘’valgo solo con lui a fianco’’ etc etc.
Dove nelle storie?
All’interno della I, potremo collocarla nel momento in cui i porcospini iniziano a sentire il dolore delle spine e quindi decidono di allontanarsi.
Nella II, si collocherebbe quando l’aquila inizia a sentire nuovamente il bisogno di volare, diversamente dal gabbiano che vorrebbe stare nel suo porto. Inoltre, è bene sottolineare la difficoltà del gabbiano nel riconoscere le necessità del suo partner e gli agiti che mette in atto per stimolare nuovamente la precedente relazione di fusione, attraverso il broncio e cercando di tarpare le ali dell’aquila, per fare in modo che non si allontani. Qui, il gabbiano vede solo ed esclusivamente il suo bisogno di avere vicino il suo partner, tanto da non riuscire a discriminare la vera natura dell’altro diverso da sé e imponendo proprie credenze quali ‘’se non mi stai sempre vicino, significa che non mi ami più’’.
– Sperimentazione: è la fase della ‘’lotta per il potere’’, dove entrambi i partner appaiono competitivi e cercano di imporre la propria persona, con propri desideri, voglie, scelte, etc. Diventa pertanto difficile mettersi nei panni dell’altro, in quanto ognuno è concentrato a portare acqua al proprio mulino.
Nella I storia, vediamo che i porcospini fanno diversi tentativi per vincere il freddo o il dolore causato dalle spine.
Nella II storia, troviamo che il gabbiano mantiene il broncio e continua a pensare all’altro come non più innamorato, mentre l’aquila vola verso l’alto seguendo ciò che desidera e mettendo in discussione il rapporto con il suo gabbiano.
– Interdipendenza: anche detta fase del ‘’riavvicinamento, è quella in cui i due partners sentono il bisogno di ricongiungersi, risolvendo i conflitti insieme e condividendo i propri bisogni, per incastrare le proprie individualità. È l’istante in cui si ama l’altro per ciò che è realmente e non ciò per ciò che dà.
…proprio come i porcospini che, dopo continui sballottamenti, trovano insieme il modo per vincere freddo e dolore…
…e proprio come l’aquila e il gabbiano che, comunicando tra loro, ri-scoprono le proprie potenzialità soggettive e di coppia e decidono di volare insieme ancora più in alto…
Tutti insieme ci insegnano come la relazione amorosa dovrebbe spostarsi in modo dinamico e flessibile tra momenti di fusione a momenti di individuazione, in modo tale che l’essere coppia contempli anche l’unicità di ogni elemento che la costituisce, e che il tutto porti come risultato un incastro equilibrato e desiderato.
Lascio a voi il tempo e lo spazio per maggiori riflessioni che potrete condividere con me, attraverso i seguenti recapiti:
Dott.ssa Vera Cabras
Psicoterapeuta Specializzata in Sessuologia Clinica
Esperta in Nuove Dipendenze
Studio: Via dell’Indipendenza, 61 Bologna
Tel: 3240848398
Mail: cabrasvera28@gmail.com