Lo shiatsu (dal giapponese pressione delle dita) non è propriamente un massaggio, ma una tecnica proveniente dal Giappone, importata nel VI secolo dai monaci buddisti che qui portarono i principi della medicina tradizionale orientale. In Cina ogni malattia è considerata una manifestazione della perdita di equilibrio tra mente e il corpo, dovuta alla difficoltà dell’energia di fluire attraverso i canali consueti. In Oriente lo shiatsu praticato attraverso la corretta manipolazione di punti nevralgici con pollici, dita e palmi della mano, stimola il flusso dell’energia vitale, consentendo così all’organismo di ritrovare il suo equilibrio, e quindi la salute. E’ intorno agli anni ‘60 in Giappone che lo shiatsu diventa una forma di cura riconosciuta dalla scienza, autonoma e distinta dalle altre terapie; la tecnica prevede una serie pressioni cutanee mantenute per alcuni secondi su aree precise, alcune trazioni, mobilizzazioni dolci delle articolazioni, senza forzature della mobilità naturale. Nello shiatsu ci sono due diverse scuole di pensiero:
- quella del Maestro Namikoshi (unica scuola di shiatsu riconosciuta dal Ministero della Sanità Giapponese) che si concentra maggiormente sui sintomi, intervenendo sulle patologie in via preventiva e terapeutica con un approccio energico, eseguito prevalentemente sui punti classici dell’agopuntura e con un’attenzione particolare agli specifici sintomi presentati;
- quella Masunaga (maggiormente diffuso in Occidente) che mira ad ottenere un equilibrio generale delle funzioni dell’organismo, spostando l’attenzione dai sintomi alle cause e si basa su una manipolazione tutta basata sul rilascio delle tensioni muscolari, sulla regolarizzazione del respiro, del battito cardiaco e della temperatura corporea.
Lo shiatsu offre buoni risultati in tutte le patologie dolorose, dalle lombalgie alle cefalee, favorisce l’eliminazione delle tossine, rafforza le ossa, migliora le funzionalità del sistema circolatorio, del sistema nervoso e del sistema immunitario.