Purtroppo non sono infrequenti i casi di sportivi, anche agonisti, colpiti improvvisamente da malori tragicamente fatali. Bisogna sapere però che in questi casi il responsabile diretto non è lo sport.
Ultimi in ordine cronologico le mortidel calciatore Piermario Morosini, del nuotatore Dale Oen e del giocatore di pallavolo Vigor Bovolenta,. In questi casi il pensiero corre subito alla probabile causa: un infarto, un ictus o un arresto cardiaco.
Ma come è possibile che soggetti in condizioni fisiche perfette, super controllati e seguiti da decine di medici specialisti possano incappare in una morte così assurda?
Ci sono patologie nascoste ed ereditarie.
L’apparato più sollecitato in questi atleti è quello cardiocircolatorio che viene così esposto al rischio di patologie silente spesso ereditarie; ad esempio una malformazione nelle arterie cerebrali o un aneurisma congenito, può trasformarsi in un ictus emorragico a causa di un intenso allenamento.
Oppure a causa di una fibrillazione atriale (il cuore dell’atleta non batte nel modo corretto a causa di alcuni difetti del sistema di circolazione o per la presenza di deficit nelle valvole cardiache), possono formarsi dei microtrombi che raggiungono presto il cervello in conseguenza al ristagno del sangue all’interno del cuore.
Intervenire immediatamente.
Un periodo si stress psicofisico può accelerare o scatenare l’evento, ma non dobbiamo dimenticarci che un ictus arriva sempre all’improvviso senza dare gravi segnali; poco importa se si sta facendo sport, se si è tranquillamente seduti, o se ci si trova a letto a dormire.
L’unica cosa davvero importante in questi casi è assistere immediatamente il soggetto colpito e trasportarlo nella cosidetta Stroke Unit (unità specializzata nella diagnosi e nella cura dell’ictus cerebrale) per limitare i danni cerebrali e l’insorgere di complicazioni.
Un allenamento costante mette il cuore al riparo.
Le arterie vengono colpite dall’aterosclerosi a causa di abitudini di vita scorrette, dove spesso lo sport non è nemmeno presente.
Lo sport quindi non è la causa diretta, anzi, come spesso abbiamo fatto notare, una regolare attività fisica migliora le funzioni dei vasi sanguigni, combatte l’infiammazione delle arterie, regola la pressione e riduce i grassi, oltre a contribuire a migliorare la capacità di coagulazione del sangue..
Grazie a un’attività fisica regolare anche il cervello è protetto.
Sulla rivista Neurology si legge che: “una regolare attività fisica sarebbe in grado non soltanto di prevenire l’ictus, ma anche di ridurne le conseguenze. Le persone fisicamente in forma hanno eventi cerebrovascolari più leggeri e una mortalità dimezzata rispetto a chi conduce una vita sedentaria”.
Quindi come sempre vi consigliamo di non fare i “poltroni”!!!