La famiglia delle solanacee comprende circa 92 generi con oltre 2.000 specie che vanno da molte piante stimolanti, medicinali o velenose e mortali. Il tabacco, la belladonna, la mandragola, alcune piante ornamentali e quelle più comuni come patate, pomodori, melanzane, peperoni e peperoncino appartartengono a questa famiglia di piante.

Proprio sul consumo di questi ultimi ortaggi, che poi sono dei frutti più che degli ortaggi, nasce una divisione di pensiero: da una parte macrobiotici e alcuni nutrizionisti ritengono che il loro consumo sia da evitare mentre dall’altra ci sono estimatori e consumatori fedeli di questi frutti tropicali.

I motivi per cui se ne dovrebbe fare un uso moderato o eliminarle del tutto se si è molto deboli o intossicati sono due:

  • Il primo è un punto di vista energetico. Sono piante tropicali, alcalinizzanti (che è una cosa positiva), ma sono troppo espansive e prevalentemente raffreddanti, e anche se oramai vengono coltivate nelle zone a clima temperato, non sono ancora adatte al nostro suolo e al nostro organismo e creano disarmonia con l’ambiente e all’interno del nostro corpo. Può darsi che tra millenni saranno in grado di procurare effetti più armoniosi ma per il momento se consumati in maniera eccessiva danno luogo a disturbi di debolezza, ispessiscono il sangue e favoriscono alcune malattie. L’ utilizzo di cibi tropicali e di prodotti che violano l’ordine ecologico sono la causa principale delle malattie croniche dei nostri giorni. Nell’ alimentazione la genetica sembra avere un fattore importante: un sudamericano ha nei geni millenni di consumo di solanacee, un europeo pochi secoli, e l’adattamento a questi alimenti può quindi essere diverso.
  • L’ altro motivo sono gli interessanti studi pubblicati e le innumerevoli testimonianze di persone allergiche o intolleranti a queste piante che soltanto eliminandole sono riuscite ad avere enormi benefici sulla loro salute. Le solanacee contengono un’ alta percentuale di alcaloidi, sostanze chimiche che la pianta produce e poi localizza in tutte le sue parti comprese le radici e i frutti, un pò per eliminare prodotti tossici derivanti dal proprio metabolismo e un pò per difendersi da insetti e parassiti. Questi alcaloidi hanno un potente effetto fisiologico e li troviamo in innumerevoli prodotti di consumo quotidiano: caffeina nel caffè, teobromina nel cioccolato, l’ oppio, la morfina, l’ eroina, e nelle solanacee la nicotina, l’ atropina, la belladonna e la solanina.

Le melanzane, i peperoni e i pomodori ben maturi ne contengono solo lievi tracce.

La patata invece contiene abbondantementi quantità di alcaloide solanina, presente sia all’ interno del frutto che nella buccia e che può provocare effetti tossici quali: irritazione della mucosa dello stomaco, nausea, diarrea, un’ azione depressiva sul sistema nervoso e per i soggetti particolarmente sensibili altri sintomi tanto gravi che possono richiedere il ricovero ospedaliero. La solanina nelle patate aumenta notevolmente durante il periodo di stoccaggio, quando il tubero diventa verde, produce gemormogli e si avvizzisce, mentre nelle patate fresche appena colte è quasi assente. Nei pomodori, nei peperoni e nelle melanzane il contenuto in solanina è inversamente proporzionale al grado di maturazione. Più sono maturi e più la concentrazione di solanina diminuisce.

Oltre alla solanina sono presenti anche altri alcaloidi in questi frutti come la chaconina, che nella patata è presente in dosi paragonabili alla solanina, la tomatina, predominante nel pomodoro, la solasonina e la solamargina nelle melanzane e altri seppur in quantità trascurabili.

Anche se le solanacee commestibili, come abbiamo visto, contengono piccole quantità di alcaloidi e anche se il 70-80% viene eliminato dall’ organismo attraverso feci e urine, la restante parte si accumula in diversi organi e impiega circa 1 o 2 mesi per essere smaltita. Da questo è facile dedurre che col tempo, consumando grandi quantità di questi frutti, potrebbero insorgere problemi o addirittura creare una forte intolleranza verso le solanacee. Se volessimo eliminare completamente dal nostro organismo le solanine assorbite dovremmo evitare le solanacee per parecchi mesi.

Il consumo di solanacee si è dimostrato direttamente responsabile di problemi articolari ma anche di malattie coronariche, senilità, calcolosi renale, bronchite cronica e altre malattie, come la psoriasi e persino alcune forme tumorali. Il motivo è che le solanacee commestibili possono gradualmente rimuovere il calcio dalle ossa e depositarlo in parti sbagliate del corpo cui esso non appartiene come i reni, le arterie, le articolazioni. Si creano quindi accumuli anomali che portano poi ad infiammazioni, calcoli e a tutti gli altri problemi legati all’ accumulazione di calcio.

Si sconsiglia l’ ulitizzo di solanacee e prodotti che le contengono come fecola di patate, paprika, pepe di cayenna, tabasco, a persone affette da dolori artritici. Molte testimonianze di persone che li hanno eliminati hanno riferito la remissione di dolori articolari, lombari, mal di di testa e di numerosi altri disturbi collaterali.

Dato che in una dieta vegetariana (clicca per approfondire) 100% non ci sono eccessi di calcio le solanacee sono fortemente sconsigliate in una dieta a base di verdure e cereali perchè potrebbe creare una carenza di calcio mentre in una dieta a base di latticini, che in molti casi produce un eccesso di calcio, potrebbero non creare questo problema ma rimarrebbero comunque tutti gli altri effetti collaterali legati alla tossicità e agli accumuli anomali di calcio.

fonte: shesaidgreen

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Serena Nanetti

La mia intenzione è quella di continuare a studiare e approfondire le affascinanti tematiche riguardante l’Arte naturopatica e del movimento. “Là dove il sangue circola, la malattia non appare” – Still Con il metodo Pilates … “ in 10 sedute ti senti meglio, in 20 sedute migliori il tuo aspetto fisico, in 30 sedute avrai un corpo completamente nuovo” – J. Pilates